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Oliviero Toscani

Oliviero Toscani

Negli ultimi tempi ho letto varie opinioni sulla vita privata di Oliviero Toscani sulla sua personalità complicata e a tratti brusca e per alcuni irriverente.

Alla notizia della sua scomparsa in molti hanno giudicato più l’uomo che  celebrarne l’eredità. Io ritengo  che il valore di una persona specie se artista debba essere apprezzato per quanto creato e lasciato nel proprio settore. La sfera personale  spesso oggetto di giudizi precipitosamente espressi, non è un ambito su cui mi sento di soffermarmi profondamente per rispetto e soprattutto per la mia scarsa conoscenza dei dettagli e sfumature a essa legate. Oggi desidero rendere omaggio a Oliviero Toscani per la sua strabiliante bravura come artista, un fotografo visionario audace e lungimirante, un comunicatore fuori dal comune capace di scuotere le coscienze e infrangere le convenzioni attraverso immagini che narravano verità scomode ed emozioni indelebili.

Durante un periodo di trasformazione della comunicazione e dell’immagine come linguaggio universale, nel contesto dei grandi cambiamenti sociali culturali e tecnologici, qui  Toscani ha saputo interpretare il suo tempo meglio di molti altri. La sua fotografia innovativa ha aperto nuove possibilità per coloro che desideravano narrare storie attraverso tale mezzo visivo. Durante la fine degli anni ’80 fino alla fine dei ’90 a Milano ricordo i grandi manifesti delle campagne pubblicitarie Benetton nel centro della città che non erano solo annunci pubblicitari ma vere opere d’arte urbane che arrivavano al cuore o spesso alla testa delle persone. Erano tempi difficili segnati dalla diffusione dell’eroina che stava devastando una intera generazione dell’apparizione dell’HIV da un’atmosfera dove ancora si faceva fatica a parlare apertamente di persone omosessuali o di colore perché era un argomento tabù.A livello globale momenti di rinascite post regime comunista e di tensioni mondiali tra imperi e culture. L’uguaglianza e i diritti sessuali tra individui considerati “diversi” non erano argomentazioni comuni nella sfera pubblica, figuriamoci mettere persino la Chiesa in discussione attraverso un’immagine come quella di un prete e una suora che si scambiano un bacio. Toscani con il suo linguaggio visivo ha portato tutto ciò all’attenzione generale obbligandoci a fare un confronto in noi stessi.

Non posso  dimenticare il suo approccio relativo alla creatività. Non era una critica motivata dal snobismo, ma da una convinzione fondata e profonda: “La capacità di essere creativi non è una professione che si impara, questa qualità è intrinseca alla persona o assente del tutto ed è il frutto dell’insicurezza personale e della volontà di mettersi in gioco, e sopratutto di rischiare”.

Quest’era il suo modo di esprimersi, diretto genuino mai banale rischiando di urtare chi aveva adottato l’ignoranza come dogma proprio.

Oggi scelgo di rendere omaggio all’artista e al suo tempo perché il suo genio e il suo punto di vista resteranno, spingendoci a essere coraggiosi e autentici creando non per compiacere bensì per lasciare un’impronta indelebile.

Grazie Toscani, per averci insegnato che l’arte per essere grande, deve vivere nel presente, interpretare il mondo e, soprattutto, cambiare il modo in cui lo vediamo.

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